Era Venerdì, di primo pomeriggio.
Ricevo una telefonata “Credo che sia arrivato il momento, ho contrazioni sono forti ma non credo siano quelle giuste. Puoi venire a casa così mi metto nella vasca da bagno?”.
Faccio una doccia veloce, ripassando mentalmente tutto quello che posso fare per aiutare questa mamma a dare alla luce la sua bambina. Mi metto in macchina felice ed entusiasta per la nuova vita che sto per accogliere.
Arrivo a casa, vedo la futura mamma, sembra un pochino stanca, ma sorride. Sembra già raggiante. Subito le tocco la pancia, sento come è messa la piccola, che si muove tutta agitata. Ascolto il suo cuoricino: allora non avevo il cercabattiti elettrico, ma solamente lo stetoscopio di Pinard, con questo strumento, un pò ancestrale, sento che la piccola sta benissimo.

Andiamo nella vasca da bagno, il brucia essenze sparge un profumo di lavanda. Le persiane sono semichiuse, c’è pace, silenzio e concentrazione. Fino alla contrazione: arriva, il suo viso cambia, si tocca la pancia e respira più velocemente.
Poi passa. Intanto chiacchieriamo, del più e del meno. Arriva la contrazione ci fermiamo, passa ricominciamo a chiacchierare.
Siamo ancora nella fase dei prodromi: il corpo della mamma e la bambina stessa si stanno preparando. Siamo nella fase dell’attesa. Chiedo se vuole chiamare suo marito, per avere ancora più conforto. Preferisce aspettare che torni a casa da lavoro “C’è tempo”, dice.
Il tempo passa le contrazioni incalzano, sempre di più. Lei sorride e chiacchiera di meno: è più concentrata. Esce dalla vasca dopo parecchio tempo, stava troppo bene li. Stiamo nel salotto per quello che sembra pochissimo tempo, fino a che torna il marito.
Prepariamo le cose dell’ospedale: oramai ci siamo, tra poco o molto tempo dovremo andare. Si muove molto lentamente intervallando gesti a pause, per le contrazioni.
Siamo in salotto di nuovo, lei vuole rimanere in ginocchio appoggiata con il busto al divano. Le massaggio la zona lombare, dopo poco il marito vuole fare qualcosa: lascio a lui il compito di aiutarla con dei massaggi, io preparo qualcosa da mangiare per tutti.
Il cuoricino della bimba va sempre bene, lo ascolto io e lo faccio sentire anche al papà, che quasi non vuole questa possibilità. Troppe emozioni.
Sbocconcelliamo qualcosa, noi con maggiore appetito, lei invece molto meno volentieri: le contrazioni incalzano, siamo quasi in travaglio.
Più volte mi chiede di visitarla, ma io le dico che possiamo ancora aspettare: il suo corpo comunica. Passa mezz’ora: dopo le sue richieste decido di assecondarla, la visito. Cervice appianata, dilatazione 2 – 3 cm. Ci siamo, secondo i canoni ostetrici “classici” è in travaglio.
Stiamo ancora un pò a casa, lei sta così bene sul tappeto del suo salotto. Sente l’esigenza di alzarsi, abbraccia suo marito e arriva un altra contrazione. Stanno li così abbracciati a dondolare, sembra quasi una danza.
Si vede che il dolore è cambiato: è intenso e non lascia spazio a parole o a gesti. La concentrazione di tutti è su quello.
Una pausa, subito un’altra contrazione e così via. Sono regolari.
Andiamo in ospedale. Durante il tragitto penso a come la Natura sia splendida: questa donna ha atteso il ritorno del suo compagno per iniziare a travagliare.
In ospedale fanno subito la visita, fidandosi di me per quanto riguarda la valutazione delle contrazioni. L’ostetrica in turno sostiene che questa donna non è in travaglio, le sembra troppo tranquilla. Lo specializzando fa un’altra visita, secondo lui è in travaglio. Entrambi sono d’accordo con la mia visita: dilatazione di 3 cm.
Contrazioni intense subito dopo scesa dal lettino, si rompe il sacco amniotico e iniziano dei conati di vomito.
Ora concordiamo tutti: è travaglio! Andiamo in una delle sale parto, dove arriva una delle ostetriche che mi hanno insegnato di più durante l’università. La rispetto immensamente.
Lei mi lascia carta bianca, quindi lascio fare alla donna.
Dopo un quarto d’ora sembra evidente che le contrazioni sono fin troppo vicine. Per rallentarle un pochino e dare tempo alla piccola di abituarsi al travaglio utilizziamo la vasca.
Dopo qualche minuto di acqua e massaggi la donna mi guarda con aria birichina:”Hai messo dell’anestetico sulla mia schiena”.
“No è l’effetto dell’acqua”
“Impossibile”
Arriva un’altra contrazione che non lascia più possibilità di parlare della schiena.
E’ passata un’ora e quindici minuti dall’arrivo in ospedale. Ogni tanto dice di non sapere se ce la farà a sopportare ancora, ma resiste. Respira forte e muove i fianchi, lui la tiene per una mano, per la prima volta mi sembra spaventato.
“Sento spingere”
“Lascia fare alla bambina, prova a sentire cosa ti dice di fare”
Arriva un’altra contrazione: “Spinge, lei spinge!”
Anche senza la visita io e l’altra ostetrica siamo d’accordo: molto probabilmente la dilatazione è completa. Aspettiamo qualche minuto ed intanto ascoltiamo il cuore della bambina. Ci sembra che ci sia qualche decelerazione.
L’altra ostetrica decide fare uscire donna dalla vasca, così da poter mettere il tracciato per sentire il cuoricino in continuo (putroppo in quella sala parto non c’era lo strumento resistente all’acqua).
Ad ogni contrazione la donna spinge e la testina affiora dai genitali. Essendo un primo parto, giustamente, la bambina ci mette un pochino di tempo a fare spazio per nascere.
Passa qualche contrazione, poi finalmente arriva LA contrazione: la mamma spinge con tutta la sua forza. E’ nata la testina della bambina, senza episiotomia. L’ostetrica assiste la nascita della bambina, che nasce vigorosa, tonica e vivace.

Subito la mamma la stringe tra le braccia, il papà piange, io cerco di non commuovermi, ma è difficile. Sono così fiera di questa coppia: della loro forza, della loro costanza, della loro fiducia e del loro amore.
Sono fiera anche della ranocchietta che è appena nata: strilla un pò e fa dei versetti tipo maialino. Dopo poco si tranquillizza, è stata tosta anche lei, come la sua mamma.
Queste storie di nascita sono una realtà: lasciamoci guidare dall’istinto, fidiamoci di più di noi stesse e di chi ci sta vicino. Il nostro corpo ci aiuta, lasciamolo fare.
Ostetrica Stefania
PS: alle colleghe dico che questo racconto è stato scritto per le donne, quindi non utilizzo la terminologia specifica di proposito, non perchè non la conosco 😉 .